«Davvero pensi che crederò alla superstizione di un ragazzino di periferia?»
La voce di Victoria Whmmore tagliò l’aria della villa come una lama di ghiaccio, i suoi occhi d’acciaio fissi sul dodicenne che si trovava davanti all’ingresso di servizio.
Daniel Thompson aveva appena fatto la proposta più audace della sua giovane vita.
Dopo tre giorni a osservare quella donna acida sulla sedia a rotelle buttare via interi piatti di cibo, mentre lui e sua nonna morivano di fame dall’altra parte della strada, aveva finalmente trovato il coraggio di bussare a quella porta.
«Signora, non stavo scherzando» rispose Daniel con una calma che sorprese persino lui stesso.
«Posso aiutarla a camminare di nuovo. Mi basta che mi dia il cibo che sta per buttare.»
Victoria lasciò uscire una risata crudele che riecheggiò nella sala di marmo.
«Ascolta, ragazzo. Ho speso quindici milioni di dollari per i migliori medici del mondo negli ultimi otto anni. Pensi davvero che un monello come te, che probabilmente non sa neanche leggere bene, riuscirà a fare ciò che nessun neurochirurgo è mai riuscito a fare?»
Quello che Victoria non sapeva era che Daniel Thompson non era un ragazzino qualunque.
Mentre lei lo guardava con disprezzo assoluto, lui studiava ogni dettaglio di quella donna diventata prigioniera volontaria della propria amarezza.
I suoi occhi allenati, frutto di anni passati a prendersi cura della nonna diabetica, colsero segni che i costosi medici avevano ignorato.
«Prende le sue medicine per il mal di schiena ogni giorno alle due del pomeriggio» disse Daniel con calma, osservando il volto di Victoria passare dalla derisione alla sorpresa. «Tre pillole bianche e una blu, e si lamenta sempre che le gambe le si gelano, anche quando fa caldo.»
«Come lo sai?» sussurrò Victoria, la sua arroganza vacillante per la prima volta.
Daniel aveva passato settimane a osservare la sua routine dalle finestre aperte. Non per curiosità morbosa, ma perché aveva riconosciuto i sintomi che sua nonna aveva mostrato prima dell’operazione che le aveva salvato la vita.
La differenza era che sua nonna si era affidata a conoscenze tramandate da generazioni, mentre Victoria si aggrappava solo a ciò che il denaro poteva comprare.
«Perché vedo quello che i suoi medici costosi non vogliono vedere» rispose Daniel, mantenendo un tono rispettoso nonostante l’ostilità.
«Non le serve altra medicina. Le serve qualcuno che capisca che, a volte, la cura non viene da dove ci aspettiamo.»
Victoria sbatté la porta, ma non prima che Daniel vedesse nei suoi occhi qualcosa che non era solo disprezzo: era paura.
Paura che un povero dodicenne avesse notato ciò che tutti gli esperti avevano ignorato.
Tornando verso il piccolo appartamento che condivideva con la nonna Ruth, Daniel sorrise appena.
Victoria Whmmore aveva appena commesso il suo primo errore fatale: sottovalutare completamente qualcuno cresciuto sapendo che sopravvivere richiede osservazione, pazienza e una saggezza che il denaro non potrà mai comprare.
Quella donna ricca e rancorosa non aveva idea che quel ragazzo dei bassifondi possedeva il sapere di quattro generazioni di guaritori e, soprattutto, aveva appena scoperto esattamente quale fosse il suo vero problema.